La controvita (Philip Roth, 1986)

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Capitolo primo – Basilea978880617896GRA

Da quando il medico di famiglia, durante un’ordinaria visita di controllo, aveva scoperto qualcosa di anormale nel tracciato del suo elettrocardiogramma, e lui in ventiquattr’ore si era sottoposto alla coronarografia che aveva rivelato l’entità del male, Henry era stato curato con successo grazie a certi farmaci che gli avevano permesso di lavorare e continuare a fare esattamente la vita di prima. Non lamentava nemmeno il dolore al petto e l’affanno che il suo medico si sarebbe tranquillamente aspettato di trovare in un paziente con un’ostruzione arteriosa così avanzata. Henry non aveva avuto alcun sintomo prima della visita che rivelò l’anomalia, e la situazione non cambiò durante l’anno che precedette la decisione di farsi operare: niente sintomi tranne un terribile effetto collaterale prodotto dalle stesse medicine che stabilizzavano la malattia e riducevano in modo sostanziale il rischio dei un attacco cardiaco.

(Einaudi, 2010. Traduzione di Vincenzo Mantovani)

[The Counterlife – Chapter One – Basel

Ever since the family doctor, during a routine checkup, discovered an abnormality on his EKG and he went in overnight for the coronary catheterization that revealed the dimensions of the disease, Henry’s condition had been successfully treated with drugs, enabling him to work and to carry on his life at home exactly as before. He didn’t even complain of chest pain or of the breathlessness that his doctor might well have expected to find in a patient with advanced arterial obstruction. He was asymptomati before the routine examination that revealed the abnormality and remained that way during the year before he decided on surgery – without symptoms but for a single terrible side effect from the very medication that stabilized his condition and substantially reduced the risk of a heart attack. The Counterlife, 1986]

Da un anno Henry è sotto farmaci: un visita di controllo – ordinaria – ha evidenziato una ostruzione arteriosa grave che ne richiede l’assunzione per scongiurare il rischio di un attacco cardiaco.

Asintomatico prima della visita di controllo, Henry continua a non ricevere dal suo corpo alcun segno che gli ricordi la gravità della situazione – dolore al petto, affanno – nulla. E‘ proprio l’assenza di sintomi che rende l’effetto collaterale prodotto dalle medicine particolarmente insopportabile, addirittura terribile. Il percepito è che i farmaci non gli hanno ridato la vita che gli interessa vivere, ma gliel’hanno tolta. Il fatto è che questi farmaci non gli permettono in realtà di “continuare a fare esattamente la vita di prima.” Il paragrafo successivo esplicita di cosa si tratta: un’interferenza con l’attività sessuale di Henry. “Henry non si svegliava più con la solita erezione mattutina e non era abbastanza potente per avere rapporti sessuali, nè con la moglie, Carol, nè con la propria assistente, Wendy.”

Ecco qui, presto descritto, il territorio rothiano che apre questo romanzo cruciale della produzione del grande scrittore di Newark. Potremmo dire che questo primo paragrafo contiene sia la cosiddetta esposizione (la presentazione di Henry e la sua situazione) sia una tensione o instabilità che dir si voglia (il “terribile” effetto collaterale). Esposizione e tensione stabiliscono un’aspettativa nel lettore perchè suggeriscono implicitamente una direzione, in questo caso la gestione dell’inaccettabile effetto collaterale. In fin dei conti siamo nelle mani di un narratore che dimostra di sapere quello di cui parla e racconta di Henry con il tempo passato (distante dal presente del suo raccontare).

Siamo a posto dunque? Proprio no.

Rimane (almeno) una cosa su cui è necessario soffermarci – forse la più importante. L’intero primo paragrafo è in corsivo. Il corsivo segnala una differenza, uno scarto rispetto ad una normalità convenzionalmente rappresentata dal minuscolo stampato semplice. Non sappiamo quale sia la differenza segnalata (dovremo aspettare pagina 14 per capirlo), ma intanto c’è, ci sfida, ci interroga, ci fa alzare le antenne. La canonicità del contenuto (esposizione più tensione) si infrange sulla stranezza grafica. Un libro che si intitola misteriosamente La controvita comincia con una contromarcia. Possiamo azzardarci ad ipotizzare un collegamento tra il titolo e il corsivo: una vita raccontata in minuscolo stampato e una controvita, cioè una vita alternativa, raccontata in corsivo?

Vi invito a leggere per rispondere a questa domanda che si dimostrerà molto più banale della realtà (e irrealtà) del capolavoro di Roth.

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